top of page

LE DOMANDE PIÙ COMUNI SULLA TERAPIA

Domande sulla terapia: FAQ

PERCHE' ANDARE DALLO PSICOLOGO?

Come primo passo è necessario vincere l’idea o preconcetto che lo psicologo è per i matti. Richiedere un aiuto professionale non è facile ma bisogna avere la consapevolezza che a volte non ci si può fare carico di tutto quello che ci succede e non si può sapere tutto. Per questo esiste la terapia.

La seduta può essere considerata uno spazio per prenderci cura di noi stessi, per comprendere pensieri, emozioni ed azioni. Volere tale spazio per risolvere i propri problemi non è egoistico, ma un’opportunità per migliorare la propria relazione con sé stessi e gli altri.

Lo psicologo compie un “ascolto attivo”, valutare la situazione e può dare un punto di vista professionale senza giudicare il nostro comportamento.

Lo psicologo inoltre non dice cosa fare, ma aiuta a trovare da soli i metodi per raggiungere un obiettivo. Prima di tutto individuando il problema, poi familiarizzando con la situazione e, infine, agendo di conseguenza.

Si può andare dallo psicologo anche quando non c’è nessun trauma del passato che ci opprime tutti i giorni o quando ci sono troppi problemi che ci opprimono: è sempre possibile migliorare grazie alla terapia.

COME VIENE VISTO IL PAZIENTE DAL TERAPEUTA?

Per rispondere a questa domanda prenderò in prestito le parole di Kelly Wilson, uno dei fondatori dell'ACT.
Wilson racconta che, quando gli viene chiesta una supervisione su un caso problematico, pone inizialmente al terapeuta la seguente domanda: “Il tuo cliente è un tramonto o un problema di matematica?”
Un problema di matematica potrebbe essere cosa fa 2 + 2 e la risposta è 4. Oppure potrebbe essere cosa fa 3 X 5 e la risposta è 15 e così si potrebbe continuare. Quello che si fa con un problema di matematica è cercare di risolverlo e se il problema è difficile si prova a lottare un po’ per riuscirci, e, se proprio non ci si riesce, si chiede aiuto a qualcuno o si rinuncia.
Quello che si fa, invece, con un tramonto è fermarsi per un momento, notare le variazioni nei colori del cielo, il modo con cui prendono colore e forma le nuvole. Il tramonto si apprezza, non si cerca di risolverlo.
Quindi, quando siamo seduti nella stanza con il nostro paziente è utile chiederci se è un problema da risolvere o un tramonto da guardare. Tutto ciò non va a sminuire i problemi che i nostri pazienti portano in terapia: sicuramente i nostri pazienti hanno dei problemi, ma non hanno solo quelli e concentrarsi su di essi diminuisce la nostra attenzione, la nostra consapevolezza e, forse ancora più importante, la nostra capacità di apprezzare l’interezza dell’essere umano che sta seduto davanti a noi.

L’Acceptance and Commitment Therapy si basa su tre punti fondamentali:

  • Mindfulness: è un modo di osservare la propria esperienza che, per secoli, è stato praticato in oriente attraverso varie forme di meditazione. Attraverso tali tecniche si impara a guardare al proprio dolore, piuttosto che vedere il mondo attraverso di esso; si può comprendere che ci sono molte altre cose da fare nel momento presente, oltre a cercare di regolare i propri contenuti psicologici.

  • Accettazione: si basa sulla nozione che, di norma, tentando di sbarazzarsi del proprio dolore si arriva solamente ad amplificarlo, intrappolandosi ancora di più in esso e trasformando l’esperienza in qualcosa di traumatico. L’ACT opera una chiara distinzione tra dolore e sofferenza. Per la natura del linguaggio umano, quando ci si trova di fronte ad un problema, la tendenza generale è di capire come attaccarlo.Capire come liberarci dagli eventi indesiderati (come predatori, freddo, inondazioni) è sempre stato un fattore essenziale per la sopravvivenza della razza umana; tuttavia il tentativo di usare questa stessa organizzazione mentale dinanzi alle proprie esperienze interne non funziona. Quando ci si imbatte in un evento interno doloroso infatti, si tende a fare ciò che si fa solitamente: organizzarlo e risolverlo per sbarazzarsene. In realtà però le esperienze interne non sono uguali agli eventi esterni e i metodi per cercare di eliminarle non funzionano. Deve essere chiaro che l’accettazione, come viene intesa in questo contesto, non è un atteggiamento nichilistico auto-distruttivo ; né un tollerare il proprio dolore, o il sopportarlo, ma è un vitale e consapevole contatto con la propria esperienza.

  • Impegno e vita basata sui valori: quando si è coinvolti nella lotta contro i problemi psicologici spesso si mette la vita in attesa, credendo che il proprio dolore debba diminuire, prima di iniziare nuovamente a vivere. L’ACT invita a uscire dalla propria mente ed entrare nella propria vita intraprendendo azioni impegnate in direzione di quelli che sono i propri valori.

QUANTO DURA MEDIAMENTE UNA SEDUTA?

Le sedute durano all'incirca un'ora

CHE COS'E' LA PSICOTERAPIA?

E' un percorso con uno psicoterapeuta professionista per il trattamento di disturbi psicologici (quali ad esempio ansia e depressione), o per affrontare periodi di vita difficili (stress, lutti. difficoltà relazionali) che ha come obiettivo principale quello di portare la persona a un cambiamento tale da alleviare la sofferenza emotiva e permetterle di vivere meglio.

QUANTO DURA UNA PSICOTERAPIA?

La durata di una psicoterapia è molto variabile e dipende da numerosi fattori (la complessità del problema, le aspirazioni e la motivazione del paziente). In base agli obiettivi concordati tra terapeuta e paziente in fase di consultazione si valuterà la durata della terapia.

IN COSA CONSISTE L'ACT?

bottom of page